Il cimitero cinese

Rizzoli, Milano, 1969
Il cimitero cinese (1969)
Il cimitero cinese (1969)
Quarta di copertina della prima edizione

A giustificare l’opportunità di questo volume, dove Pomilio riunisce i suoi primi tre romanzi, da tempo irreperibili, premettendovi Il cimitero cinese, praticamente inedito, basterebbe la presenza, per l’appunto, di quest’ultimo; una vera e propria elegia dell’Europa mortificata dalla guerra, che, al di là dallo spunto storico e dalla stessa suggestione della inusitata storia d’amore, resta tutto attuale nel suo richiamo alla solidarietà tra i popoli. E c’è poi Il nuovo corso, questo fervido e immaginoso romanzo della libertà scritto all’indomani dei fatti d’Ungheria, che ha acquistato, se possibile, ulteriore pregnanza dopo quelli di Cecoslovacchia. A queste opere emblematiche della sensibilità civile del nostro tempo, se ne affiancano altre due, L’uccello nella cupola e Il testimone, che hanno contato parecchio nella storia della sensibilità religiosa degli anni recenti, con un Pomilio ora teso alla ricerca d’una ragione metafisica, ora ansioso del declino d’ogni ragione. Accanto a tali motivi, che da soli autorizzerebbero a pensare che gli anni sessanta – come del resto ha dimostrato il successo de La compromissione – possano essere adatti a capire il discorso di Pomilio meglio ancora che gli anni cinquanta, ne intervengono altri a confermare l’utilità del presente volume. Il quale ha – per dirne uno – il merito di far risaltare la perpetua novità e qualità sperimentale dell’invenzione e della scrittura d’uno dei nostri narratori più dotati: una qualità che lo rende capace di passare dalla levità di tocco de Il cimitero cinese alla straordinaria profondità d’accenti de L’uccello nella cupola, dalla mossa tragicità, da suspense d’eccezione, de Il testimone al sapore ironizzante, tra la favola e il conte philosophique, de Il nuovo corso. Ma con essa il lettore potrà anche scoprire l’intima unità d’una ricerca la quale, di fronte a un mondo minacciato dal disamore, dalla violenza, dall’oppressione, è tutta un succedersi di pressanti interrogativi che ci riguardano da vicino.

Il cimitero cinese (2013)
Il cimitero cinese (2013)
Quarta di copertina della riedizione con i racconti Ritorno a Cassino e l’inedito I partigiani, a cura di Federico Francucci, introduzione di Fabio Pierangeli, Studium, Roma, 2013

I tre testi riuniti in questo volume sono stati scritti da Mario Pomilio in tempi diversi della sua vita, ma pur nelle differenze stilistiche e compositive mostrano una grande coerenza di sguardo e di pensiero. Il cimitero cinese e Ritorno a Cassino, che lo stesso Pomilio riunì in un solo volume alla fine degli anni Settanta, intrecciano, nel segno di un manzonismo moderno, vicenda personale e storia dell’Occidente, affidando il ruolo propulsivo della narrazione a una coppia il cui legame sentimentale deve fare i conti con le terribili eredità della Seconda Guerra Mondiale; nel Cimitero, un italiano e una giovane tedesca attraversano in macchina, pochi anni dopo la fine del conflitto, la Francia del nord, e quello che doveva essere un romantico week-end si trasforma nella contemplazione dei duraturi sconvolgimenti, nei paesaggi geografici e in quelli interiori, apportati dall’invasione, dal dominio e dai massacri; in Ritorno a Cassino, ambientato sull’Autostrada del sole all’alba degli anni Sessanta, le ferite che sembrano chiuse si rivelano in realtà solo ipocritamente nascoste. Il racconto inedito I partigiani è l’inizio della riflessione, in un Pomilio ancora molto giovane, sul tema che porterà ai due esiti successivi, e che l’autore non smetterà di rimeditare almeno fino al Quinto evangelio. Si tratta insomma di una serie compatta, che qui viene restituita integralmente per la prima volta.