La compromissione

Vallecchi, Firenze, 1965
La compromissione (1965)
La compromissione (1965)
Quarta di copertina della prima edizione

Tra le tante proposte scaturite dall’odierno dibattito attorno al romanzo, quella del romanzo-saggio è certamente una delle più suggestive, anche se delle più rischiose. In questa direzione si colloca con consapevole coraggio questo nuovo romanzo di Mario Pomilio: e del resto, la complessità dei suoi interessi di scrittore (testimoniati anche da una serie di interventi critici di notevole rilievo), l’attenzione con cui, di libro in libro, egli aveva approfondito una sua personalissima problematica morale, e infine la sua capacità di servirsi di strumenti di sondaggio e ricerca di alta qualità narrativa, ci appaiono oggi come i precedenti, necessari, de La compromissione, la sua opera senza dubbio più felice e matura. Il tema del romanzo è tra i più ricchi e ambiziosi che il nostro tempo ci offre. Il compromesso, questa crudele e morbida costante della nostra vita civile e morale, è situato all’interno del destino di una generazione: quella che, uscita dall’ultima guerra con vasti e sinceri propositi di rinnovamento, da un certo punto in poi dovette segnare al passivo il declino dei propri ideali e si adagiò nell’equivoco. Di questa «compromissione» ci viene qui offerta la severa controprova nella vicenda tra pubblica e privata, e via via più mossa e densamente drammatica, del protagonista: un intellettuale di sinistra il quale pretende di vivere la propria azione politica come una specie di velleitaria avventura dell’intelligenza, e che, dietro le apparenze romantiche del personaggio che si confessa e magari si giudica, appartiene in realtà alla razza perfettamente moderna dei personaggi che finiscono vittime della loro stessa ambiguità. Fa da preciso e realistico sfondo a questo squallido itinerario la media provincia italiana, con il suo istinto conservatore e la sua abilità naturale di esorcizzare — o risucchiare a poco a poco — i ribelli. Ma sarebbe un grosso errore scambiare La compromissione per un ennesimo romanzo sulla provincia italiana o per una pura e semplice testimonianza storica. Esso ci appare persuasivo e valido non solo per l’attualità del suo tema, e non solo per la pregnante concretezza della sua prosa; ma per la squisita, rara modernità dello scrittore, che si rivela nel suo continuo, sottile travalicare da rappresentazione di una crisi (quella che vide il declino dello spirito della Resistenza) a rappresentazione di una condizione generale contemporanea (le alternative ideologiche e religiose della nostra società).

La compromissione (2021)
La compromissione (2021)
Quarta di copertina della riedizione con introduzione di Giuseppe Lupo, Bompiani, Milano, 2021

In una Teramo alle prese con la ricostruzione postbellica si intrecciano le vite di Marco, giovane insegnante di liceo e segretario della sezione locale del Partito socialista, e di Amelia, di famiglia borghese e cattolica. La pesante sconfitta elettorale del 1948 comincia a minare le sicurezze politiche di Marco, che si avvicina sempre più agli ideali borghesi della fidanzata, fino al matrimonio religioso. Da lì scenderà senza particolari sensi di colpa sul terreno del compromesso, rinunciando alle idee e agli amici di un tempo. Vincitore del Premio Campiello nel 1965, La compromissione è il ritratto di un momento storico e di una generazione che si è interrogata sul ruolo dell’ideologia nella storia individuale e collettiva. Quando anche l’ideologia si rivelerà una ragione insufficiente, per Marco si aprirà lo scenario delle proprie responsabilità, dei tradimenti politici e personali e dell’abdicazione ai propri ideali.